Carmelo Tropea | |
Indirizzo: Via 4 Giornate di Napoli, 22 - 89024 - Polistena - (RC) |
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Telefono:
0966 940379 |
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Fax:
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Email:
carmelo.tropea@alice.it
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Sito internet: www.carmelotropea.wordpress.com |
Carmelo Tropea, pittore ed artista poliedrico, è nato e vive a Polistena.
Da sempre attratto dall’arte, ha frequentato le botteghe dei maestri della scuola polistenese e, per quanto riguarda la lavorazione della cartapesta, quelli della grande scuole leccese, artisti dai quali trae spunto per la sua opera.
Artista dalla multiforme espressione, utilizza come strumenti della sua arte la pittura “olio su tela”, la cartapesta e l’argilla.
La sua formazione non è accademica, ma da autodidatta.
Cenni critici di Vincenzo Fusco
L’opera di Carmelo Tropea, nella sua variegata articolazione, si presenta come espressione di un’instancabile ricerca, avente come meta la rappresentazione d’incontaminate costellazioni costruttive.
Sia che adoperi la cartapesta, mediante i moduli appresi dalla sua diretta partecipazione alle costruzioni della superba tradizione leccese in materia, sia che, di più e più intensamente, si esprima attraverso la pittura, mai dimentico degli itinerari della nobile tradizione napoletana, da lui rilevati dagli assidui contatti con la produzione del grande Giuseppe Pesa, il nostro non finisce mai di suscitare ammirazione e consenso. Allorché egli s’impegna a rappresentare esteticamente il reale mediante il parto della sua inesauribile fantasia, allora è tutto un universo d’immagini che prende forma, sempre concretamente riportato ad un endogeno e connaturato marchio culturale: dagli eccezionali “Presepi”, di cui alcune statuine fanno spicco nel Museo Comunale della Città di Palmi (opportunamente sistemate accanto a quelle ottocentesche uscite dalle mani del polistenese Francesco Morani), ed altre che costituiscono l’orgoglio di varie collezioni private, ai “Sette Nani”, alle multiformi figure, di gusto eminentemente apotropaico, cosi ricercate e fatte sfilare per le vie cittadine in occasione del Carnevale, alla rassegna tipologica di personaggi del corredo mitologico indigeno. Mediante tale complessa di spiegazione estetica, Tropea assembla ironia e pietas, paradossalità costruttiva e compiutezza stilistica, per cui i prodotti via usciti dalle sue magiche mani stanno a connotare l’adesione dell’artista ad una secolare civiltà purtroppo in via di estensione. Un discorso a parte richiede la sua pittura, estrinsecantesi preferibilmente nel paesaggio mediterraneo dall’ampio respiro, colto sempre nel tripudio di sconvolgenti fenomenologie solari, il cui pronunciato riverbero da’ luogo alle incredibili gradazioni del verde, così tipico della campagna calabra e che Tropea sa rappresentare sulla tela con abilissimo impasto cromatico. Basterebbe solo questo a fare di lui un autentico artista del pennello, dato ed assodato che la rappresentazione pittorica del verde costituisce, in effetti, un vero e proprio banco di prova per chi si cimenta nella trasposizione di tale elemento naturale sulla tela. Ma il nostro può vantare altro a suo favore, rilevabile in tutte le opere paesaggistiche. Egli possiede, infatti, altre due abilità che ne completano la caratura, e cioè la poderosa coerenza segnica e l’assoluta padronanza della prospettiva, facoltà entrambe da rimandare ad una peregrina conoscenza del disegno e delle fondamentali regole che lo connotano, per cui, una volta esso realizzato sulla tela mediante rapidi tocchi di carboncino, offrono all’artista il proficuo terreno su cui riversare la piena delle proprie intenzionalità cromatiche. In un tale contesto vanno viste e valutate anche le sue prodigiose “Nature Morte”, le quali non costituiscono una mera rappresentazione dell’oggettività ritratta, quanto piuttosto una provocante combinazione di espressione formale e complessità cromatica, la quale rimanda più che ad una sterile analogia del prodotto rispetto alle cose ritratte, ad una vera e propria occasione utilizzata sapientemente dal Nostro per rivelare i suoi stati d’animo, sempre sintonici rispetto alla più generale concezione della vita e del destino dell’uomo.
Un artista, quindi, vero e poliedrico, dal quale si attende l’offerta di sempre più conducenti contributi nei settori da lui praticati, e, conseguentemente, quelle occasioni utili alla catartica elevazione degli spiriti che solo le autentiche opere d’arte sono in grado di provocare
Da sempre attratto dall’arte, ha frequentato le botteghe dei maestri della scuola polistenese e, per quanto riguarda la lavorazione della cartapesta, quelli della grande scuole leccese, artisti dai quali trae spunto per la sua opera.
Artista dalla multiforme espressione, utilizza come strumenti della sua arte la pittura “olio su tela”, la cartapesta e l’argilla.
La sua formazione non è accademica, ma da autodidatta.
Cenni critici di Vincenzo Fusco
L’opera di Carmelo Tropea, nella sua variegata articolazione, si presenta come espressione di un’instancabile ricerca, avente come meta la rappresentazione d’incontaminate costellazioni costruttive.
Sia che adoperi la cartapesta, mediante i moduli appresi dalla sua diretta partecipazione alle costruzioni della superba tradizione leccese in materia, sia che, di più e più intensamente, si esprima attraverso la pittura, mai dimentico degli itinerari della nobile tradizione napoletana, da lui rilevati dagli assidui contatti con la produzione del grande Giuseppe Pesa, il nostro non finisce mai di suscitare ammirazione e consenso. Allorché egli s’impegna a rappresentare esteticamente il reale mediante il parto della sua inesauribile fantasia, allora è tutto un universo d’immagini che prende forma, sempre concretamente riportato ad un endogeno e connaturato marchio culturale: dagli eccezionali “Presepi”, di cui alcune statuine fanno spicco nel Museo Comunale della Città di Palmi (opportunamente sistemate accanto a quelle ottocentesche uscite dalle mani del polistenese Francesco Morani), ed altre che costituiscono l’orgoglio di varie collezioni private, ai “Sette Nani”, alle multiformi figure, di gusto eminentemente apotropaico, cosi ricercate e fatte sfilare per le vie cittadine in occasione del Carnevale, alla rassegna tipologica di personaggi del corredo mitologico indigeno. Mediante tale complessa di spiegazione estetica, Tropea assembla ironia e pietas, paradossalità costruttiva e compiutezza stilistica, per cui i prodotti via usciti dalle sue magiche mani stanno a connotare l’adesione dell’artista ad una secolare civiltà purtroppo in via di estensione. Un discorso a parte richiede la sua pittura, estrinsecantesi preferibilmente nel paesaggio mediterraneo dall’ampio respiro, colto sempre nel tripudio di sconvolgenti fenomenologie solari, il cui pronunciato riverbero da’ luogo alle incredibili gradazioni del verde, così tipico della campagna calabra e che Tropea sa rappresentare sulla tela con abilissimo impasto cromatico. Basterebbe solo questo a fare di lui un autentico artista del pennello, dato ed assodato che la rappresentazione pittorica del verde costituisce, in effetti, un vero e proprio banco di prova per chi si cimenta nella trasposizione di tale elemento naturale sulla tela. Ma il nostro può vantare altro a suo favore, rilevabile in tutte le opere paesaggistiche. Egli possiede, infatti, altre due abilità che ne completano la caratura, e cioè la poderosa coerenza segnica e l’assoluta padronanza della prospettiva, facoltà entrambe da rimandare ad una peregrina conoscenza del disegno e delle fondamentali regole che lo connotano, per cui, una volta esso realizzato sulla tela mediante rapidi tocchi di carboncino, offrono all’artista il proficuo terreno su cui riversare la piena delle proprie intenzionalità cromatiche. In un tale contesto vanno viste e valutate anche le sue prodigiose “Nature Morte”, le quali non costituiscono una mera rappresentazione dell’oggettività ritratta, quanto piuttosto una provocante combinazione di espressione formale e complessità cromatica, la quale rimanda più che ad una sterile analogia del prodotto rispetto alle cose ritratte, ad una vera e propria occasione utilizzata sapientemente dal Nostro per rivelare i suoi stati d’animo, sempre sintonici rispetto alla più generale concezione della vita e del destino dell’uomo.
Un artista, quindi, vero e poliedrico, dal quale si attende l’offerta di sempre più conducenti contributi nei settori da lui praticati, e, conseguentemente, quelle occasioni utili alla catartica elevazione degli spiriti che solo le autentiche opere d’arte sono in grado di provocare