La Calabria,
protesa con le sue montagne fra due mari quasi a stender la mano alla
Sicilia, presenta panorami d'incomparabile bellezza e vastità...
Nell'interno, si ergono ripidi monti con dense e cupe selve... Dalla
divina vallata del Crati all'affascinante Reggio, è tutta una
fantasmagoria di marine, di colli, di monti, di costiere che s'immergono
nel glauco mare e nelle quali sono qua e là incastonate, gemme preziose,
le reliquie di grandi ed illustri città greche che resero famosa questa
Italia antichissima, questa regione stupenda. Agli incantevoli scenari
della Natura va aggiunto quello che ha creato l'uomo durante secoli di
civiltà: città,
borghi, chiese, abbazie, castelli...
I Greci, il popolo più civile dell'antichità,
scelsero proprio questa terra per creare una loro patria più grande, cui
diedero il nome di Magna Grecia. Quando i Greci approdarono sulle
coste calabre, la regione contava già molti secoli di vita; anzi decine
di millenni di vita, se consideriamo anche l'immenso lavoro compiuto
dalla
Natura per modellarne le forme. Eppure in tempi remotissimi la
Calabria non esisteva, sommersa quasi completamente dal mare. Ce lo
dimostrano i resti di conchiglie e di fossili che si rinvengono ancor
oggi sui monti più alti.
Occorsero
cataclismi giganteschi perché le terre emergessero dalle acque. Ma fu
un'emersione lenta, lunghissima, ostacolata da terremoti e da maremoti
che più volte sconvolsero le montagne, facendole risprofondare negli
abissi marini. Poi, a poco a poco, le terre si consolidarono. Sulla
distesa marina si profilarono ben saldi i primi massicci appenninici,
staccati come isole. Ebbe allora inizio l'opera delle nevi, dei venti,
dei fiumi. Questi ultimi modellarono i fianchi dei monti, scavarono le
valli ed asportarono grandi masse di detriti che si accumularono più in
basso lungo le coste... Dopo millenni di questo lavorio, il plastico
della Calabria poteva dirsi ultimato. Ed ecco che là, dove un tempo
avevano guizzato i pesci fra le alghe marine, cominciò a crescere un
fittissimo manto di vegetazione: grandiose foreste che presto si
animarono dei misteriosi rumori della vita animale. Ormai, affinché la
Calabria fosse completa, non mancava che la comparsa dell'uomo.
Gli studiosi dell'antichità, riportando alla luce
vari oggetti preistorici, ci informano che gli uomini popolavano la
Calabria già nell'Età della pietra. Si trattava di tribù di popoli
italici chiamati Enotri, Coni, Osci, Morgeti,
Bruzi. Da questi ultimi, che divennero i più potenti dopo lunghe
lotte con la vicina popolazione dei Lucani, la regione prese il nome di
"Paese dei Bruzi", o più semplicemente, "Bruzio".
Ma
sin dai tempi di Omero, e cioè più di tremila anni or sono, erano
sbarcati sulle coste ioniche anche varie colonie di Greci. Sorsero così
piccole città che, a poco a poco, divennero grandi, forti, fiorenti, e i
cui abitanti fondarono a loro volta altre città su tutto il litorale e
nell'interno della regione. La dominazione greca incontrò dapprima la
resistenza dei Bruzi, i quali finirono col rifugiarsi nelle grandi selve
della Sila. Ma poi i Bruzi compresero quali preziosi sono di
civiltà portassero i Greci e si sottomisero loro di buon animo. Fiorì in
tal modo, in tutta la regione, un luminoso periodo di civiltà che si
protasse dal VII al IV secolo avanti Cristo. In questo periodo, la
diffusione delle più alte espressioni del pensiero e dell'arte greca, si
diffusero in molti gloriosi centri, tra cui le città di Reggio, di
Crotone, di Locri, di Sibari, di Ipponio, di Turio. Celebri filosofi
come Pitagora; poeti e pittori come Ibico, Stesicoro, Zeusi; savi
legislatori come Coronda e Zaleuco fecero della regione, chiamata "Magna
Grecia", una delle più civili contrade dell'antichità.
La
decadenza della Magna Grecia ebbe inizio con le guerre fra le stesse
città, che da amiche divennero rivali al punto di distruggersi fra loro,
come avvenne nel caso di Crotone che annientò Sibari. In seguito, la
regione fu teatro di aspre lotte fra i Lucani e i Siracusani, questi
ultimi alleati delle città greche. Nel III secolo A.C. cominciò a
premere la potenza di Roma. I Bruzi vi si opposero fieramente assieme ai
Lucani e ai Greci; dapprima alleandosi con Pirro, re dell'Epiro,
chiamato in Italia dai Tarantini, e poi schierandosi al fianco di
Annibale allorché questi invase la Penisola, durante la Seconda Guerra
Punica. Vinta Catagine, i Romani domarono spietatamente la regione,
spegnendo l'ultimo tentativo di riscossa anche quando, guidata da
Spartaco, divampò per qualche tempo la guerra servile nel cuore della
terra bruzia.
Durante
l'Impero, il Bruzio fu unito alla Lucania per formare la terza regione
italica e non ebbe, per secoli, una storia particolare. Dopo le
invasioni barbariche, seguirono, alternativamente, le dominazioni dei
Bizantini e dei Longobardi.
Sul litorale calabro è possibile vedere numerose
torri di vedetta e di difesa, erette dai Bizantini contro le terribili
incursioni dei feroci pirati Saraceni. Fu press'a poco in questo periodo
che il Bruzio prese il nome di Calabria. E fu anche in questo periodo
che la regione si costellò di splendide chiese di architettura orientale
e di monasteri basiliani, costruiti appunto dai monaci di San Basilio,
che vennero in Calabria dall'Oriente per sfuggire alle persecuzioni
degli Arabi.
Verso la metà del XI secolo, al dominio bizantino si sostituì il dominio
dei Normanni, popolazione che, venuta dal nord dell'Europa, aveva invaso
e conquistato tutta l'Italia Meridionale. I Normanni governarono la
Calabria con saggezza. Ristabilirono l'ordine, costruirono molte belle
chiese, favorirono l'agricoltura e i commerci. Fu sotto di essi che
cominciò ad aver sviluppo la mirabile arte della seta, divenuta poi
fiorentissima a Catanzaro. Anche la dominazione degli Svevi ebbe per la
Calabria particolari attenzioni, specialmente per opera del grande
Federico II. In seguito, sotto gli Angioini francesi e sotto gli
Aragonesi spagnoli, la regione attraversò invece un periodo di decadenza
causato dalle gravi tasse che, impoverendo la popolazione, la inducevano
spesso a disperati atti di rivolta contro gli oppressori.
Durante la dominazione aragonese, cominciarono a giungere in Calabria
numerose colonie di Albanesi. Come già i monaci basiliani, anche
gli Albanesi fuggivano dalla loro patria per non sottomersi ai Turchi,
contro i quali avevano eroicamente, ma invano, combattuto sotto la guida
del loro principe, Giorgio Castriota Skànderbeg (1403-1468).
Stanziatisi in Calabria, specialmente nel Cosentino attorno alla Valle
del Crati, gli Albanesi diedero una caratteristica impronta a questa
zona, fondando parecchi villaggi che conservano ancora, dopo tanti
secoli, la lingua, i riti, le usanze e i costumi pittoreschi
dell'Albania.
La
dominazione spagnola, dal XVI secolo al XVIII secolo, fu triste e
dolorosa per tutta l'Italia ma, particolarmente per la Calabria, che
subì un'infinità di mali e decadde nelle più infelici condizioni. Alle
prepotenze e alle esosità dei governanti, infatti, si aggiunsero i guai
delle pestilenze, della malaria, dei terremoti, delle incursioni
saracene. Fu durante questi secoli che la regione, un tempo fiorente,
soprattuto lungo le coste, scese a quel livello di miseria e di
abbandono a causa del quale, inseguito, dovette tanto faticare per
risollevarsi. Eppure, anche così prostrata, la Calabria diede all'Italia
il suo alto contributo spirituale con le opere e il pensiero di
scienziati e di filosofi celebri quali Bernardini Telesio e
Tommaso Campanella, nonché di altri personaggi insigni quali il
letterato Giovan Paolo Parrasio, il musicista Leonardo Vinci,
il pittore Mattia Preti.
Con la dominzione dei Borboni, XVIII secolo, furono
avviate alcune civili riforme che tendevano a migliorare le cose. Ma
ecco che, nel 1783, la Calabria fu sconvolta da un terribile terremoto.
E la situazione divenne ancora più grave qualche anno dopo, quando i
rivoluzionari francesi invasero la regione contrastati con feroci lotte
dalla popolazione. Ebbe allora inizio il fenomeno del brigantaggio. Ma i
briganti, in realtà, erano solo dei poveri contadini esasperati da tante
calamità portate dagli stranieri. Si può quindi facilmente capire come
la Calabria, dopo tanti secoli di duro asservimento, sia stata una delle
regioni che parteciparono con maggior passione alla causa del
Risorgimento italiano. Avere finalmente la propria Patria! Questo fu
l'ideale che animò moltissimi Calabresi e fu per questo che la Calabria
ebbe i suoi patrioti, i suoi eroi, i suoi martiri.
Ricordiamo,
fra tanti, il carbonaro Michele Morelli, che col collega Silvati ebbe
l'iniziativa del moto rivoluzionaro del 1820 contro i Borboni e pagò poi
con la vita il proprio ardimento; e Giuseppe Poerio e Guglielmo Pepe;
e i martiri catanzaresi del 1823, De Jesse e De Pascale; e i martiri
cosentini del 1844, Verducci, Bello e Mazzone, che precedettero di poco
l'eroico tentativo dei fratelli Bandiera, fucilati nel Vallone di
Rovito, presso Cosenza; e, ancora, i combattenti di altri moti
insurrezionali e delle guerre d'indipendenza del 1848, 1859, 1860. Nel
1860 Garibaldi, conquistata la Sicilia alla testa dei Mille, sbarcò il
10 Agosto e Mélito di Porto Salvo, sulla punta estrema della Penisola, e
poco dopo entrva a Reggio, accolto con frenetico entusiasmo dalla
popolazione. Di là, la sua marcia proseguì trionfalmente attraverso
tutta la Calabria. Due anni dopo, purtroppo, ebbe luogo ad Aspromonte il
tristissimo episodio dove Garibaldi, nel tentativo di conquistare Roma,
affrontato dalle truppe regie, veniva ferito durante un breve
combattimento e fatto prigioniero.
Nel
1905 e nel 1908, la Calabria fu colpita da due tremendi terremoti che
distrussero intere città, fra cui Reggio. Queste catastrofi arrestarono
la ripresa economica della regione, già realizzata, in parte, grazie
all'emigrazione oltreoceano di molti Calabresi. Sopravvennero poi le due
guerre mondiali, alla fine del primo dopoguerra, la Calabria contò
ben 20.000 morti, una percentuale inferiore solo a quella della Sardegna
e della Basilicata. I soldati calabresi erano in larghissima
maggioranza contadini. In Calabria il dopoguerra era iniziato con
numerose manifestazioni contro il carovita, in tutte e le provincie la
crescente inflazione, unita alla disoccupazione e alla difficile
riconversione dei reduci, spingeva a forti proteste, sia nei centri
urbani che nelle campagne. Nel secondo dopoguerra, anche la Calabria s'è
inserita con le sue luci e le sue ombre nel processo di trasformazione
del Mezzogiorno d'Italia, grandiose opere di bonifica, di rimboschimento
ecc., nonché la costruzione di nuove strade, hanno favorito la ripresa
dell'agricoltura e dei commerci. Italiani e stranieri, intanto, hanno
imparato a conoscere e ad amare le bellezze di questa terra e di anno in
anno, vi accorrono sempre più numerosi per ammirare gli incantevoli
scenari della sua natura, i suoi tesori d'arte, le testimonianze
gloriose della sua Storia. |
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