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Itinerari in Calabria


FRASCINETO - CERCHIARA DI CALABRIA





Regione Calabria Provincia di Cosenza




Frascineto

FrascinetoFrascineto (in albanese Frasnita) è un comune di 2.378 abitanti della provincia di Cosenza:a partire dal XV secolo è abitato da profughi albanesi. È tutt'ora una comunità arberesh e si pratica, dal punto di vista religioso, il rito greco-albanese.
Frascineto ed Eianina, parti di un unico Comune, adagiate alle falde del Monte Pollino, sono fra le più conosciute comunità Arbëreshe. Le poche notizie esistenti, sull’origine e lo sviluppo storico di Frascineto, sono date dallo storico Zangari nel suo testo “Le colonie italo albanesi di Calabria”, dove fa una breve carrellata storica dei vari paesi albanesi della Calabria.

Cenni storici
La morte dell’Eroe Nazionale d’Albania Giorgio Kastriota Scanderberg, avvenuta il 18 Gennaio del 1468, ha segnato l’esodo per molti albanesi che, per non subire il dominio Turco, seguirono l’esempio degli albanesi che si erano già stanziati, precedentemente, nell’Italia meridionale (1461).
Il re di Napoli Ferdinando I d’Aragona, per mostrare la sua riconoscenza ai compatrioti dell’amico ed alleato Scanderberg, ospitò nel proprio Regno i profughi.
Secondo gli storici, gli albanesi di Frascineto giunsero in Italia verso il 1470-78 e si stabilirono nell’attuale Frascineto nell’anno 1490. Giunti sul posto, gli albanesi, assieme agli italiani del luogo, dovettero assoggettarsi alla cura spirituale dei padri Basiliani. Tale situazione durò fino alla fine del XVII secolo, quando gli albanesi sentirono la necessità di ricostruire e riparare alcune cappelle distrutte. Una delle prime ad essere riparata fu quella dedicata a Maria SS. Assunta, la quale, attualmente, è Chiesa parrocchiale.
L’unica testimonianza che abbiamo oggi a Frascineto degli Italiani, è la denominazione di un strada, detta “Via dei Latini”, per distinguere la zona occupata un tempo dagli Italiani.


Luoghi d'interesse

  • FrascinetoMuseo del Costume Albanese, dove sono esposti in miniatura i costumi di tutte le comunità albanesi presenti nel Meridione d’Italia ed una sezione dedicata alla mostra “Cultura arbëreshe attraverso i secoli”, costumi originali del XIX sec. che rispecchiano l’Albania aristocratica di quell’epoca.
  • Chiesa della Madonna di lassù. Oggi quasi un rudere , è situata nei costoni di timpone del corvo e risale al X-XI sec. In origine era formata da celle dove i monaci Basiliani eremiti conducevano una vita contemplativa.
  • Chiesa di S. Lucia o Cappella delle Anime del Purgatorio. Si trova in Piazza Scanderberg, costituita da un'unica navata centrale è stata ricostruita dopo l'arrivo degli albanesi in Italia. Si possono ammirare le splendide icone che la impreziosiscono.
  • Chiesa di S. Maria Assunta. Edificata prima dell'arrivo degli albanesi ,è stata restaurata dopo la metà del XVII sec. E’ in stile barocco , sormontata da una grande cupola ed accanto vi è un caratteristico campanile. All'interno si può ammirare la meravigliosa iconostasi del maestro Leusing e alcuni quadri dipinti recentemente dal maestro Josef Drobroniqu.
  • La Chiesa di S. Pietro, risalente al X secolo e creata in stile bizantino, è stata modificata dai monaci Basiliani . Attualmente è chiusa e viene aperta al pubblico solo in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo.
     






Civita
Raganello - CivitaCivita (in albanese Çifti), sorge a 450 m. sul livello del mare, su una piccola valle alle falde della montagnosa catena del Pollino a cui fanno da corona a nord il Monte Raza Rrëza ( in arbëresh = falda di monte) e ad est la montagna di Cernostasi. Dal piano del Magazzeno la vista spazia sulla piana di Sibari fino al Golfo di Taranto. Il territorio di Civita è ricco di caratteristiche ambientali di rilievo le Gole del Raganello che hanno inizio nei pressi della sorgente Lamia a quota 720 m. e terminano dopo circa 10 km, nelle vicinanze del Ponte del Diavolo a quota 226 m. Lungo le suddette gole scorre il fiume Raganello che prende il nome dall' omonima valle ed è lungo 30km. Nasce dalla "Grande Porta" del Pollino fra la Serra di Crispo e Serra delle Ciavole a quota 1800 m. e sfocia nel Mar Ionio, unico corso d'acqua che attraversa il territorio di Civita. Lungo il suo percorso raccoglie le acque di numerosi torrenti . Lungo le sponde del basso corso crescono caratteristici lentischi (Sqine). Come elemento di caratterizzazione ambientale ricordiamo la strada una mulattiera che dirige verso Plataci, scavata nella roccia della Timpa del Demanio ,essa supera il torrente Raganello con l'unica arcata di Ponte del Diavolo costruita per unire le due pareti che cadono a picco. Questa è stata in tempi remoti il mezzo di fitti scambi umani oltre che commerciali, ma anche di aneddoti, pregiudizi, passi di scherno che danno indicazioni su come dovevano essere i rapporti esistenti tra questi due paesi cioè la comunità arbëreshe e quella calabrofona. Per quanto riguarda la vegetazione nella zona submontana vi sono la quercia (lisi), il pioppo (qupi), il salice (shelqi), l'acero (qarri), il ginepro (dëllënja), il pruno selvatico (kumbulla), l'alloro (dhafna), il frassino (frashëri). Nella zona montana il faggio (fagu) l'abete (bredhi) il pino (pjoku).
 



Cenni storici


CivitaIl paese è stato fondato nel secolo XV da albanesi fuggiti in seguito all'occupazione turco-ottomana; è ancora correntemente parlata la lingua degli avi, infatti i civitesi fanno parte di una minoranza etnica riconosciuta e tutelata dallo stato italiano: gli Arbëreshë. Il comune di Civita è stato tra i primi a istituire lo Sportello Linguistico Comunale per la tutela e lo sviluppo del proprio patrimonio etno-linguistico.
L'impronta orientale è evidente anche nella chiesa; gli Arbëreshë, pur essendo cattolici a tutti gli effetti, hanno il permesso dalla Santa Chiesa di Roma di celebrare le funzioni liturgiche in greco e mantenere la suggestiva simbologia bizantina (tramite i canti in greco, le icone, il battistero, etc.).  La gastronomia civitese è originale e dal carattere forte; presenta insoliti piatti della tradizione Arbëreshe influenzati dalla vivace cucina calabrese.


Luoghi d'interesse

  • La chiesa con la sua preziosa Iconostasi e i mosaici Bizantini.

  • Lo spettacolare Ponte del Diavolo.

  • Il Museo Etnico Arbëresh nel centro del paese.

  • Le Gole del Raganello.



Feste e manifestazioni
 

  • Le Vallje festa che vede gruppi arbreshë anche spontanei, snodarsi per le caratteristiche viuzze del paese, per poi arrivare nella piazza centrale di Civita il martedì dopo Pasqua; si celebrano le vittorie del condottiero Skanderbeg attraverso danze che evocano battaglie, e canti in lingua Arbëreshe. Le ragazze di Civita e gruppi provenienti dai paesi Arbëresh di tutta l'Arbëria indossano i vestiti di gala in seta, impreziositi con galloni e preziosi ricami d'oro.

  • I Kaminezit e Maj grandi falò che si preparono in giro per il paese il 1°, 2 e 3 maggio. Si brucia il lentisco e si intonano motti scherzosi e satirici creati al momento. Alla festa partecipano tutti i cittadini cantando e ballando intorno al fuoco non disdegnando del buon pane casareccio di Civita accompagnato dalla soppressata e annaffiato da dosi abbondandi di vino rosato del Pollino.
     




Francavilla Marittima



FrancavillaPiccolo centro della Provincia di Cosenza affacciato sulla Piana di Sibari. Il suo territorio, contrariamente a quello che induce a pensare il nome, non si affaccia sul mare e rientra nell’area del Parco Nazionale del Pollino. Non si hanno notizie certe sulla sua fondazione, ma dagli scavi archeologici fatti sul territorio, pare che fosse abitato già in epoche antichissime. E’ stato realizzato, infatti, un vero e proprio parco archeologico che ha riportato alla luce la necropoli di Macchiabate, alcune antiche abitazioni sui pianori intorno a Francavilla ed il santuario sul Timpone della Motta. Molte le chiese e i palazzi di grande interesse storico-culturale. La Chiesa Matrice di Santa Maria Annunziata custodisce diverse opere settecentesche di pregio. Meritano una visita anche le altre chiese dedicate alla Madonna del Carmine, a Santa Rita, S. Emiddio e Santa Lucia. Un’attenzione particolare va posta sulla Chiesa della Madonna degli Infermi legata al ritrovamento, pare prodigioso, dell’immagine della Vergine, custodita ancora oggi nell’edificio.




Cenni storici


Il comune di Francavilla Marittima ha origini remote. In località Timpone della Motta, (uno dei siti archeologici più significativi dell'alto Jonio che testimoniano che la città risale all'VIII sec.a.C. Francavilla CentroSi ritiene che oltre alla frequenza indigena del sito, successivamente si è aggiunta quella degli Achei che fondarono Sibari), reperti archeologici fanno supporre che vi fosse ubicata l'antica Lagaria, citata da Strabone e fondata da Epeo, costruttore del cavallo di Troia.
I ritrovamenti della necropoli di Macchiabate hanno portato alla luce ricchissimi corredi tombali che, insieme ai reperti di Timpone della Motta, si trovano al Museo di Sibari.
Gli storici fanno risalire la fondazione di Francavilla ai feudatari Sanseverino (l'impianto dell'odierno centro abitato pare risalga al XVI sec.), principi di Bisignano, ai quali appartenne prima di passare ai Serra, Duca di Cassano, che la tennero fino al 1806.
Nel 1805 la miracolosa apparizione della Madonna degli Infermi riunirà il popolo di Francavilla in un'unica devozione. Successivamente divenne una zona prettamente agricola e soltanto nel 1911 Francavilla divenne Comune e nello stesso anno si ebbe il primo insediamento industriale con una fabbrica di legname. Il centri si è denominato Francavilla fino al R.D. del 4 gennaio 1863 n.1196. In contrada Macchiabate è avvenuto un ritrovamento di 70 tombe appartenenti ad una necropoli risalente al VIII sec. a. C.



Luoghi d'interesse
  • Chiesa della Madonna degli Infermi.

  • Chiesa della Madonna del Carmine.

  • Chiesa Madre.

  • Cappella di S. Lucia.

  • Cappella S. Emiddio.

  • Palazzo Rovitti.

  • Palazzo De Santis.

  • Palazzo Rizzi.

  • Palazzo Montilli.

  • Museo dell’arte contadina

  • Sito archeologico Timpone della Motta.




Cerchiara di Calabria
cerchiaraImmersa nel Parco Nazionale del Pollino, ospita nel suo territorio il santuario della Madonna della Armi. Costruito nel '400, sui resti di un preesistente edificio di culto, è dedicato alla madonna delle Armi, di cui fu trovata una lastra di pietra con l'immagine naturale, non dipinta cioè dall'uomo, della madonna. Ampliata nel XVI-XVII secolo, col palazzo ducale ed altri edifici, conserva opere seicentesche ed affreschi del '700 di scuola napoletana. Lo sperone su cui il paese sorge è uno spettacolo naturale che prelude alle meraviglie delle vette circostanti: la serra di Paola, i monti Sellaro, Sparviero e Panno Bianco. E ancora le cime di serra Dolcedorme e serra delle Ciavole, cuore del Parco Nazionale del Pollino, nella cui vallata è situata l’area della "Montagnola del Pollino", appartenente al territorio di Cerchiara, rinomata per la presenza di esemplari di "faggi serpente" e pini loricati.



Cenni storici

cerchiaraL’epoca di origine del paese, sebbene ancora incerta, risalirebbe al periodo Paleolitico od anche all’Età del Ferro, per le numerose asce bronzee rinvenute nei siti archeologici delle località Balze di Cristo e Lupparello.
È presumibile che il primo insediamento sia sorto in località Piana e che abbia condiviso le sorti dell’antica città di Sibari fino alla sua distruzione (VI sec. a.C.). L’attuale abitato risale, invece, al Medioevo, ma i primi documenti attestanti l’esistenza del paese risalgono al periodo Bizantino (X sec.) quando esso è indicato, col nome di Circlarium, al centro di una zona monastica di grande importanza.
Cerchiara fu terra baronale di Calabria Citra con annessi i casali di Plataci e San Lorenzo Bellizzi e dal 1500 fu Ducato dei Pignatelli, che ne rimasero in possesso fino all’abolizione della feudalità (1806).




Luoghi d'interesse
 
  • Santa Maria delle ArmiChiesa di S. Antonio e il convento degli Osservanti, in stile barocco (XVII sec.);
  • Chiesa di S. Giacomo (XV sec.), rifatta in stile barocco nel XVIII secolo;
  • Chiesa di S. Pietro apostolo, d’impianto rinascimentale, a tre navate;
  • Ruderi del castello costruito nel '300, a completamento della preesistente rocca longobarda. Una delle torri, infatti, ha la tipica forma poligonale delle strutture normanne. Fu rifatto nel '500.
  • Il Santuario di Santa Maria delle Armi (XV-XVI sec.), testimonianza significativa di arte rinascimentale.
  • La Chiesa di S. Pietro, Edificio quattrocentesco, restaurato in età successiva;
  • Il Palazzo della Piana, costruito dagli ultimi signori feudali di Cerchiara, i Pignatelli che, per aver trovato inabitabile il castello, lo costruirono, nel 1600.
  • Le sorgenti della Grotta delle Ninfe, le cui acque sulfuree alimentano l’omonimo complesso termale.

     


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