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Itinerari in Calabria


PIZZO - NICOTERA





Regione Calabria Provincia di Vibo Valentia





Pizzo


Pizzo è situata su un promontorio, bagnato dal Golfo di Sant'Eufemia di fronte all'isola di Stromboli.
Cenni storici
pizzoÈ stata fondata da Nepeto ai tempi della antica Grecia. Gli abitanti infatti prendono il nome di napetini o pizzitani.
Il castello testimonia la presenza degli aragonesi nel XV secolo.
Proprio in questo luogo, il castello Aragonese, fu tenuto prigioniero e in seguito condannato a morte Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte. Venne fucilato il 13 ottobre, dopo alcuni giorni di prigionia e un processo fatto nella sala principale del castello. Oggi il castello aragonese di Pizzo viene denominato Castello Murat. All'interno del Castello c'è il museo provinciale murattiano. Murat fu poi sepolto nella chiesa di San Giorgio.



Luoghi d'interesse
  • Il castello in cui fu prigioniero Gioacchino Murat adibito a museo. Fu eretto nel 1492 da Ferdinando I di Aragona. È una costruzione quadrangolare da un lato a picco sul mare e dall'altro circondata da un profondo fossato. Al suo interno è custodito un residuo di una scultura di Antonio Canova, l'originale fu distrutta durante il passaggio di Giuseppe Garibaldi, lasciandone intatta solo un una parte. Si accede all'interno tramite un ponte levatoio costruito in mezzo a due torrioni, che è stato sostituito da un ponte tradizionale in pietra. Il castello è dedicato a Murat che qui venne fucilato il 13 ottobre del 1815. All'interno dell'edificio vi sono alcune ricostruzioni storiche e testimonianze di quei tragici avvenimenti. Nel mese di agosto presso il Castello, si svolge il Festival del Libro, a cura dell'Associazione "Circolo Culturale Ogma".
  • La piazzetta con una bellissima terrazza sul mare e sul Castello.
  • La Chiesa di San Giorgio, che si trova al centro del paese. È un edificio barocco eretto nel 1632 con un portale in marmo.
  • La Chiesa di Piedigrotta scavata nella roccia di tufo da naufraghi napoletani alla fine del Seicento per ringraziare Dio della vita salva. All'inizio del Novecento Angelo e Alfonso Barone ornarono la grotta con statue di tufo raffiguranti personaggi delle sacre scritture
  • Di rilievo il convento dei padri minimi di San Francesco di Paola
  • Il mare e le spiagge


Briatico
Cenni storici

La fondazione di Briatico è per tradizione fatta risalire ai Locresi, al tempo del loro passaggio a Hipponion. Le prime briaticotestimonianze certe sull'esistenza di Briatico risalgono al XII secolo quando Ruggero il Normanno, in una bolla riguardante la fondazione della diocesi di Mileto, accennò al piccolo centro di Euriatikon (l'attuale Briatico). La stessa denominazione fu poi riportata in dieci pergamene compilate tra il 1130 e il 1271. In questi documenti si legge che nel 1276 il territorio di Euriatikon si estendeva dal fiume Trainiti al fiume Potame, comprendendo ben ventidue borgate. Il toponimo Briatico si riscontra, comunque, anche nel XIII secolo accanto a quello di Euriatikon.
Durante il periodo feudale la cittadina passò sotto vari domini. Niccolo de Trayna l'ebbe nel 1269 dal re Carlo I d'Angiò e la tenne fino alla morte avvenuta intorno al 1278. Fu poi la volta di Adamo d'Elmis (fino al 1304) a cui seguirono Gilberto de Santillis, Leone da Reggio, gran siniscalco del Regno di Napoli, e sua figlia Sibilla che, andata in sposa a Pietro III Ruffo conte di Catanzaro, gli portò in dote alcuni feudi tra cui Briatico. Ai Ruffo di Catanzaro restò fino al 1404 quando, per le ribellioni al sovrano, Nicolo Ruffo fu spodestato da re Ladislao che vendette Briatico a Rinaldo d'Aquino barone di Castiglione. Nel corso dell'ultimo secolo del Medioevo numerosi furono i mutamenti nella signoria su Briatico. Dai d'Aquino il borgo andò ai Ruffo di Montalto per passare, poi, a Marino Marzano (per successione materna) che lo ebbe fino al 1464 e, successivamente, a suo genero Leonardo di Tocco che lo detenne per soli tre anni. Il 1494, data riportata sotto lo stemma cittadino in cifre romane, è l'anno in cui Briatico diventerà città libera, governata da un sindaco.
Ma già nel 1496 il feudo fu concesso agli spagnoli de Castro Bisbal che vi ottennero il titolo di conti. Con loro iniziò un periodo di maggiore stabilità del dominio che si protrasse fino alla fine del Cinquecento, quando estinta questa casata il feudo passò con ai Pignatelli di Monteleone, famiglia che governò su Briatico fino all'eversione della feudalità (1806).
Archeologia
Di Briatico Vecchio, che sorgeva su un colle alla destra della fiumara Murria, distrutto dal sisma del 1783, rimangono i ruderi del Castello medievale fatto edificare da Ferdinando Bisbal e dell'antico centro abitato, che all'epoca contava 12 chiese, 3 conventi e aveva un'enorme importanza storico-culturale.
Sulla spiaggia restano solo due delle 5 Torri del sistema difensivo antiturco:
- la Rocchetta, alta torre di vedetta costiera a pianta pentagonale, costruita in origine dai greci, ricostruita dai romani, venne rimaneggiata in epoca medievale;
- Torre Sant'Irene, eretta dal governo vice Reale Spagnolo a vedetta contro le incursioni barbaresche.
Sono stati trovati resti di epoca preistorica come terracotte, nonché altri utensili in selce ed ossidiana, un vaso con dentro resti umani ed un ricco corredo comprendente un pendente di cristallo in rocca, grani di ambra ed uno di corniola con delle incisioni. Si tratterebbe di un insediamento umano risalente all'età del rame. Poi anche necropoli romane di età imperiale e avanzi di un complesso edilizio (forse terme) anch'essi di età imperiali. Lungo la valle del Murria vi sono grotte eremitiche medievali, alcune delle quali denominate "Grotte delle fate".
Del Convento dei Padri Domenicani fondato nel 1498 e della chiesetta di Santa Maria del Franco di età normanna (sec. XI) distrutti dal terremoto del 1783, rimangono poche vestigia. Della chiesa di Santa Maria del Franco è la statua della compatrona di Briatico, la Madonna Immacolata (anticamente S. Maria del Ginocchio), statua spagnola seicentesca di meravigliosa fattura. Dal duomo di San Nicola, anch'esso ormai rudere, viene invece la bellissima tela di San Nicola dipinta nel '600 da Tommaso di Florio, pittore vibonese, e un crocefisso quattrocentesco. Tutte queste opere sono oggi conservate nella Chiesa Matrice dedicata al patrono San Nicola.


Sant'Onofrio
Sant'Onofrio è un comune di 2.991 abitanti. Centro ad attività principalmente agricola, in provincia di Vibo Valentia, è posta a 4 chilometri da Monteleone e da 7 da Pizzo, alle falde della collina detta "Castelluccio ", nella vasta ed ubertosa vallata del Mesima. La sua posizione topografica, a 360 metri sul livello del mare, offre un magnifico panorama. A sud, domina l'Appennino meridionale, da Filadelfia all'Aspromonte; a Nord, dalla sovrastante collina, domina il tirreno col Golfo di S. Eufemia, le montagne del Nicastrese, e gli ameni giardini, dell'Angitola alla punta di Briatico.
Cenni storici. Il comune prende il nome da un eremita, Sant'Onofrio del Cao, che aveva preso questo nome in onore di Sant'Onofrio anacoreta. Era chiamato "del Cao" in quanto nella zona è presente un pendio, simile a un burrone, chiamato anticamente dai greci Caos. Attualmente nella località "Cao" è presente una fontana munita di vasche, in cui le donne, fino a qualche decennio fa, andavano a lavare.
Costumi locali. Sono incentrati principalmente sulle feste religiose: il giorno di Pasqua, prima della messa di mezzogiorno, è inscenata l'Affruntata, una rappresentazione dell'annuncio della resurrezione di Gesù Cristo; la festa del del Santo Patrono, venerato il 12 giugno, nella quale la statua del Santo viene portata a spalla per le vie del paese; la festa della Santa Croce che si svolge tradizionalmente il 3 maggio (a cruci i maju) e l'ultima domenica di settembre (a cruci i settembri). Cucina tipica.
Essendo una zona agricola, la cucina si basa principalmente su prodotti della terra e sulla carne di maiale. Quest'ultimo è lavorato secondo le tradizioni contadine al fine di produrre insaccati di vario tipo, nella maggior parte dei quali è contenuta una notevole quantità di peperoncino (tipico calabrese).
La pasta tradizionale sono i fileja, una pasta fresca impastata senza (o con pochissime) uova e poi filata su un bastoncino di legno per farle assumere una forma ad elica. Viene condita con sughi di vario genere, principalmente a base di carne.





Zambrone
zambroneZambrone è un comune della provincia di Vibo Valentia in Calabria ricco di hotel, alberghi, villaggi turistici e residence. E' situata a 222 metri sopra il livello del mare, dista circa 20 chilometri da Vibo Valentia e conta una popolazione di 1.743 abitanti. La zona è famosa anche per la presenza dell' Aquapark Zambrone: un attrezzatissimo parco acquatico, con varie piscine, scivoli e moltissimi divertimenti e di una bellissima spiaggia bianca la “Praia”. Da visitare: L'anfiteatro di Zambrone dove vengono organizzati spettacoli e manifestazioni culturali varie. Chi ama la discoteca la sera si ritrova al Blue Inn di Zambrone.
Cenni storici
Secondo alcune notizie storiche, Zambrone è stata fondata nel 1300, quando gli abitanti di San Giovannello, per difendersi dall'attacco dei pirati, costruirono un nuovo centro. Altre testimonianze invece affermano che il comune è stato fondato nel 1310 dagli Aramonesi, che scacciati da re Roberto D'Angiò, si rifugiarono nell'attuale territorio.
Feste:
  • San Nicodemo, il 12 marzo nella frazione di Daffinà;
  • San Nicola, il 9 maggio nella frazione di Daffinacello;
  • San Giovanni, il 16 e 17 luglio nella frazione di S. Giovanni;
  • San Carlo Borromeo, il 3 e 4 novembre.
  • Sagre: "Prodotti tipici" il 19 agosto

Luoghi di interesse
  • La chiesa di San Carlo Borromeo
  • Il Mulino Zilui
  • Aquapark



Parghelia
E' una località balneare di forte richiamo turistico, con buone attrezzature ricettive, villaggi turistici e campeggi. Interessante la settecentesca chiesa di Santa Maria di Porto Salvo.
Cenni storiciparghelia
Originariamente Parghelia era chiamata Paralia, parola graca che signica "Lido", "Costa".
Secondo la leggenda, Parghelia era circondata da 24 torri per difendersi dagli attacchi dei nemici; tuttavia, nessuna a mai visto queste torri, nè sono mai stati ritrovati i loro resti.
Oggi Parghelia è un centro dall'aspetto moderno in quanto ricostruito dopo il 1926 a seguito delle tragiche e disastrose distruzioni causate dai terremoti.



Tropea
Tropea è un comune di 6.851 abitanti della provincia di Vibo Valentia, tra i più piccoli Comuni d'Italia per superficie territoriale.
Tropea è dotata di un porto turistico di recente costruzione, da dove è possibile raggiungere le vicine Isole Eolie in particolare il vulcano Stromboli, quasi sempre visibile dalla costa calabrese tirrenica meridionale.
Cenni storici
tropeaLa storia di Tropea inizia in epoca romana quando lungo la costa Sesto Pompeo sconfisse Cesare Ottaviano. A sud di Tropea i Romani avevano costruito un porto commerciale, vicino S.Domenica, a Formicoli (cioè corruzione di Foro di Ercole), di cui parlano Plinio e Strabone.
Si pensa che il fondatore sia stato Ercole che, di ritorno dalla Spagna (Colonne d'Ercole), si fermò sulla Costa degli Dei e secondo questa leggenda, Tropea divenne uno dei Porti di Ercole.
Per la sua caratteristica posizione di terrazzo sul mare, Tropea ebbe un ruolo importante, sia in epoca romana sia in seguito sotto l'occupazione saracena e, ancor più, sotto i Normanni e gli Aragonesi. Nelle zone limitrofe sono state rinvenute tombe di origine magno-greca.



Ricadi
ricadiAdagiata alla base dell'altopiano del Monte Poro si estende fino alle rive del mare (Promontorio di Capo Vaticano) dove bellissima è la spiaggia di Capo Vaticano. Interessanti i fondali di "Formicoli", dove si può ammirare una distesa di massi per lo più di roccia granitica ricchi di fauna. Bei panorami rendono pregevoli le spiagge di bianca e finissima sabbia di Grotticelle, Riaci e Tono. La particolare morfologia dei territorio con valli e profonde incisioni fluviali su un territorio dal tipico “terrazzamento a gradoni” permette di raggiungere agevolmente gli strati fossiliferi del Miocene. Conchiglie tipiche dei mari tropicali, denti di squalo, coralli, si accompagnano a ritrovamenti di parti scheletriche di mammiferi marini e continentali. In alcune vallate è ancora presente la felce gigante tropicale Felce Gigante.
Cenni storici
Il territorio di Ricadi è abitato sin dai tempi remoti: già dal periodo preistorico e precristiano. Ne sono testimoni i numerosi reperti archelogici rinvenuti, alcuni dei quali sono ben conservati al museo nazionale di Reggio Calabria.
Greci, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Arabi, Saraceni, Normanni hanno inoltre segnato notevolmente il territorio, creando le prime infrastruttre viarie e difensive (torri a difesa delle coste e dei fiumi) ed influenzando gli usi, la lingua (il dialetto) ed i toponimi. Molti resti e reperti di indubbio valore archeologico sono tuttora visibili.
Ricadi ed i villaggi limitrofi furono dei casali dipendenti da Tropea fino al 1799, anno in cui venne riconosciuta l'indipendenza grazie all'intervento di un generale francese, Championnet (che conquistò il Regno di Napoli), dando un nuovo assetto amministrativo ai cantoni di Tropea.
Ricadi divenne poi un comune del distretto di Monteleone (l'attuale Vibo Valentia), appartenente alla Calabria Ulteriore, grazie ad un decreto del 1811, col quale vennero assegnate alcune frazioni, molte delle quali sono tuttora rimaste nella giurisdizione del comune.
Feste
  • Festa di San Zaccaria il 5 novembre a Ricadi;
  • Festa di San Biagio il 3 febbraio a San Nicolò;
  • Festa di Sant'Antonio di Padova il 13 giugno a Ricadi;
  • Festa di Santa Domenica il 6 luglio a Santa Domenica;
  • Festa della Madonna delle Grazie il 15 agosto a Santa Maria;
  • Festa di San Basilioil 14 giugno a Brivadi.

Musei
Museo dell'arte contadina
Ricorrenze
  • Premio letterario intitolato alla memoria di Giuseppe Berto, autore veneto trasferitosi a Ricadi: si svolge ogni anno a giugno, premiando giovani scrittori.
  • Premio sportivo Capo Vaticano: si svolge nel mese di Settembre e vede ogni anno la presenza di numerose personalità del mondo del calcio italiano.
  • Sagra della cipolla rossa: il 13 agosto di ogni anno.
  • Sagra del gelato: ogni estate, a luglio.



Joppolo
JoppoloIl comune di Joppolo fa parte della provincia di Vibo Valentia. Sebbene situato sul versante tirrenico calabrese, il comune fa parte della Comunità Montana Dell'Alto Mesima insieme ai territori di Acquaro, Arena, Dasà, Dinami, Gerocarne, Pizzoni, Sorianello, Soriano Calabro e Vazzano. Fu fondato dal siciliano Artemidoro Joppolo, capitano di Carlo d’Angiò, all'inizio del sec. XIV. L’antico abitato fu devastato dal terremoto del 1783.


Zone archeologiche:
Torre di Parnaso.


Ricorrenze e feste
  • 14 e 15 luglio: Fiera Madonna del Carmine
  • 16 luglio in località Monte Poro: Festa della Madonne del Carmine
  • 6 agosto: Festa di San Sisto
  • 25 novembre nella frazione di Coccorino: San Mercurio
  • 19 settembre nella frazione di Caroniti: Festa di San Gennaro



Nicotera
NicoteraNicotera sorse sul luogo dell’antica Medma ed in epoca romana fu una delle più importanti città della Calabria. Oggi l’abitato gode di uno splendido paesaggio, comprendente Nicotera Marina, il porto di Gioia Tauro, lo stretto di Messina, l’Aspromonte e le isole Eolie. Un vero e proprio terrazzo sul mare dal quale poter ammirare uno dei più suggestivi paesaggi che la Calabria offre.
Cenni storici
Nel 1065 Roberto il Guiscardo la potenziò e la fortificò così la cittadina poté risorgere attorno al castello che egli fece costruire. Roberto il Guiscardo era infatti alla ricerca di un approdo marittimo per i collegamenti con la Sicilia dove si stava combattendo per allontanare gli arabi dall’isola. La nuova città, ricostruita seguendo schemi tipicamente normanni, risplende ora di nuovo fascino: il Castello e la Cattedrale rappresentano il cuore della città e da qui si ripartiscono le strade che portano ai diversi quartieri. Fu nuovamente distrutta e quindi ricostruita da Roberto D'Altavilla.
Fu distrutta ancora una volta e poi ricostruita nel 1074 da Re Tamin d’Africa e nel 1085 dalle truppe di Benevert. Seguì un’ennesima ricostruzione da parte del Conte Ruggero di Lauria, che ne potenziò il porto. È ancora attaccata e distrutta dagli Almoravidi guidati da Ibn-MaiMun. Il figlio di Ruggero, Ruggero II la ricostruì nel 1122. Dopo le numerose distruzioni e ricostruzioni Nicotera viene conquistata da Federico II. Grazie a quest’ultimo la città raggiunge il suo massimo splendore. Fu inoltre istituito un importante cantiere per la costruzione della flotta imperiale. Per potenziare il sistema economico Federico II fece giungere a Nicotera gli Ebrei, abili economisti, per incrementare l’attività economica e finanziaria della città. Inoltre fece costruire un apposito quartiere dove far alloggiare gli Ebrei detto “Giudecca”. La città fu poi resa agli Angioini, ma ancora una volta i cittadini furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni quando nel 1638 fu saccheggiata dai Turcheschi. Durante il quattordicesimo e il XV secolo sottostette al dominio dei Ruffo e dei Marzano. Nel 1496 passò alla famiglia di Gennaro che nel 1555 vi ebbe incardinato il titolo di Conte. Per successione nel 1585 ritornò in casa Ruffo fino alla distruzione della feudalità riconducibile al 1806.La cittadina fu nuovamente danneggiata dal terremoto del 1783. L’ordinamento amministrativo che i francesi disposero il 19 gennaio 1807 faceva di Nicotera una Sede di Governo. Il 4 maggio 1811 fu emanato un decreto che poneva Nicotera a capo di uno dei primi circondari comprendenti i villaggi di Caroniti, Preitoni, Comerconi, Badia, Joppolo, Coccorino, Mottafilocastro, Limbadi, Mandaradoni, Caroni, S.Nicola, Spilinga, Panaja, Carciadi e Rosarno. Un nuovo ordinamento dato dai Borboni il 1 maggio 1816 confermava Nicotera nella condizione precedente ma, attribuiva Spilinga e le sue frazioni al circondario di Tropea. Il centro di Nicotera era diviso in vari quartieri e comprendeva: Santa Chiara, Baglio e Porta Grande dove vivevano i borghesi, i cittadini più in vista occupavano invece la zona pianeggiante, mentre il quartiere S.Nicola ospitava i commercianti. Nella storia nicoterese spiccano nomi di storici, poeti ed intellettuali, che hanno fatto la storia della cittadina rendendola famosa in tutto il meridione. Il castello, costruito nel 1763 da E. Sintes per il Conte di Sinopoli Falcone Ruffo, sul luogo dell’antico edificio svevo-angioino, è costruzione esteriormente integra con tre torri quadrilatere angolari, porte e finestre in granito. Completamente ricostruita dal Sintes nel 1785 è la cattedrale di origine medievale oggi ulteriormente restaurata e dedicata a Santa Maria Assunta. All’interno sono conservati frammenti tombali del XV secolo, un altare con marmi policromi, una statua attribuita ad Antonello Gagini raffigurante la Madonna delle Grazie; un Crocefisso ligneo di scuola napoletana del cinquecento attribuito ad Angelo Landaro; una cattedra episcopale ad intagli; preziosi arredi sacri tra i quali un balocco cinquecentesco e paramenti settecenteschi. A pochi metri dalla chiesa vi è una torre campanaria quadrata. Nel vecchio centro della cittadina sono frequenti balconi a pancia e tulipani in ferro battuto, con mensole di granito, opere del Settecento. Oggi Nicotera, che si regge prevalentemente sul turismo, sulla pesca e su piccole attività commerciali, vive un momento di forte crisi politico-istituzionale e di identità socio-culturare a cui si aggiunge una costante emigrazione che sta spopolando la cittadina.
Monumenti
  • Il borgo di Nicotera Superiore, si può distinguere sulla sinistra il castello e sulla destra la cattedrale
  • La Cattedrale, di epoca barocca, comprende molte opere d'arte tra cui, nella navata destra un pregevole crocifisso e, a destra del presbiterio, nella cappella, la Madonna di Antonello Gagini.
  • Dal piazzale si ha una splendida veduta sul golfo e sulla pianura di Rosarno. Il castello è invece sede del Museo Archeologico che contiene reperti, provenienti principalmente da tombe, appartenenti al Paleolitico, al Neolitico, nonché bronzi, ceramiche e vasi di terracotta di età greca e romana.

Eventi
Sicuramente uno degli eventi più suggestivi ed importanti di Nicotera e più precisamente di Nicotera Marina è la processione a mare della statua dell'Immacolata Concezione che si svolge ogni anno l'8 di dicembre in coincidenza con la festa della Vergine. I pescatori di Nicotera Marina, portando in spalla la statua lignea della Vergine ed immergendosi in mare fin oltre la cintola, compiono tutto il tragitto che la statua stessa fece quando fu recuperata dalle acque qualche secolo fa, quando non esisteva ancora il paese.



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